MANIFESTAZIONI CARDIOVASCOLARI IN LONG COVID

L’epidemia da COVID-19 ha colto tutti di sorpresa e, di certo, non era originariamente compresa nei programmi di ricerca e studio degli IRCCS a vocazione cardiovascolare che afferiscono alla Rete Cardiologica. Tuttavia, la pandemia ha richiesto uno sforzo particolare anche su tematiche che non sono quelle di stretta pertinenza dei singoli Istituti.

È così che la Rete ha messo in atto un importante programma di ricerca corrente, per studiare le evidenze diagnostiche cardiovascolari, i meccanismi trombotici, infettivi, immunologici, e infiammatori cellulari e tissutali nel Long-COVID. In altre parole, per cercare di capire che cosa accade all’apparato cardiovascolare di un paziente durante e dopo l’infezione da nuovo Coronavirus. Il programma di ricerca ha coinvolto 3.910 pazienti di età media 70 anni, da 12 IRCCS della Rete; di questi, oltre 400 sono entrati nello studio di follow-up.

Il P.I. dello studio, Prof. Gianfranco Parati, Direttore scientifico dell’Istituto Auxologico IRCCS, ricorda che lo studio rappresenta un esempio di come la Rete Cardiologica possa offrire un servizio al Paese, e anche la dimostrazione della centralità dei dati e dell’importanza di una piattaforma centralizzata per la loro gestione e analisi.

La cooperazione tra IRCCS che si è realizzata per portare avanti questo progetto sul Long-COVID, è “un esempio bellissimo di collaborazione efficace tra strutture pubbliche e private nell’ambito della Rete Cardiologica (insieme all’Istituto Superiore di Sanità), – così il Prof. Parati, – che hanno saputo dare una risposta unitaria a un’emergenza nazionale, lavorando insieme per la prima volta per ottenere risultati molto interessanti, che possono aiutarci a trattare meglio le conseguenze della malattia. Un vero esempio di medicina traslazionale, con evidentissima traduzione nella pratica clinica”.

Struttura del progetto

Fanno parte del programma di ricerca 7 work package:

  1. Manifestazioni cliniche cardiovascolari, possibili meccanismi fisiopatologici e loro attribuzione a post- e long-COVID;
  2. Risposta pro-trombotica e infiammatoria: aspetti clinici, emodinamici e bioumorali;
  3. Studio delle manifestazioni cardiovascolari a lungo termine e interazioni con apparato cardiovascolare;
  4. Effetti di SARS-CoV-2 sul sistema immunitario nel medio-lungo termine e interazioni con l’apparato cardiovascolare;
  5. Meccanismi etiopatogenetici e ricerca di marcatoriu nel post- e long-COVID;
  6. Persistenza e integrazione del genoma virale retrotrascritto nel genoma umano;
  7. Biobanche diffuse.

L’apporto degli IRCCS che partecipano al programma di ricerca sta dando una quantità estremamente rilevante di dati e di evidenze, la cui analisi è ovviamente ancora in corso e che non mancherà di produrre risultati di grande impatto in ciascuno dei filoni di ricerca suddetti.

L’impatto neuropsicologico del Long-COVID

Il Long-COVID è una condizione caratterizzata dalla persistenza di sintomi del COVID-19 oltre la risoluzione della fase acuta di malattia (Raman B et al, 2022). In generale, nei pazienti post-COVID, si osserva un netto aumento della prevalenza di eventi cardio-cerebrovascolari e di mortalità e un maggiore utilizzo delle risorse sanitarie (visite cardiologiche, ricovero in terapia intensiva, ecc).

Ma tra i sintomi associati alla malattia, una parte non secondaria la giocano quelli psicologici, quali il distress, l’ansia e il disturbo post-traumatico da stress (PTSD), che possono peggiorare la qualità di vita dei pazienti che ne sono colpiti. Monitorando i pazienti a distanza di 1-2 anni dall’infezione, oltre alla persistenza di sintomi fisici, è stata evidenziata la persistenza di rilevanti sintomi psicologici e cognitivi. Per esempio, il 38% dei pazienti esaminati in una prima analisi ad interim mostra ancora distress (PHQ-4) a 2 anni dalla malattia. La PASC-C (Post-Acute Sequelae of SARS-CoV-2 – cardiovascular) sembra in grado di intercettare sequele psico-fisiche e nell’identificare quelle che necessitano di un’assistenza multidisciplinare o riabilitativa o interventi cognitivo-comportamentali specifici.

Stando alle osservazioni relative agli indici di bilancio autonomico cardiovascolare, anche il sistema nervoso autonomo è coinvolto come organo bersaglio nell’infezione da SARS-CoV-2, anche in relazione al suo ruolo nella regolazione dei processi infiammatori. Un danno che tende a migliorare nel tempo.

L’impatto del programma Long-COVID sulla produzione scientifica

Studi e progetti come quello sul Long-COVID non sarebbero possibili senza la “massa critica” rappresentata dagli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico che aderiscono alla Rete Cardiologica.

Le attività realizzate nell’ambito di questi progetti stanno consentendo alle diverse Unità di Ricerca coinvolte di raggiungere gli obiettivi specifici di progetto e di pubblicare numerosi articoli scientifici, contribuendo così ad aumentare ulteriormente l’impact factor complessivo della Rete Cardiologica, che già ora si attesta su 10.567.

 


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