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IL LONG COVID: UNA NUOVA PANDEMIA?
Dal I°Annual Meeting della Rete Cardiologica, Roma, 28 settembre 2022.
A distanza di due anni dall’inizio della pandemia, appare chiaro che per un numero importante di persone colpite da COVID-19 le manifestazioni cliniche non si esauriscono nella fase acuta sintomatica. Si tratta della condizione di Long-COVID che, – secondo la classificazione riportata dall’ISS (Onder G, 2021), – comprende, la forma persistente di malattia COVID-19 sintomatica (con segni e sintomi che persistono fino a 3 mesi dopo l’evento acuto) e la sindrome post-COVID (con sintomi presenti oltre i 3 mesi dall’evento acuto e non spiegabili con diagnosi alternative). Le manifestazioni cliniche sono variabili e vanno dalla fatigue alla tosse, dai disturbi olfattivi e gustativi alla mialgia, dal dolore toracico ai disturbi del ritmo, dalla cefalea ai disturbi cognitivi, dal dolore addominale alla sindrome da distress post-traumatico, ecc. In particolare, le conseguenze neurologiche e cardio-respiratorie sembrano essere importanti, con le donne più colpite degli uomini.
Nonostante il vasto impatto clinico della condizione, le conoscenze sulla sua frequenza e volume, lo spettro di caratteristiche cliniche con cui si manifesta, gli strumenti ottimali per la sua valutazione e diagnosi sono ancora largamente incompleti. Al Meeting di Roma la Dr.ssa Flavia Pricci, del Dipartimento Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità, ha presentato il progetto di ricerca del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) del Ministero della Salute, capofila l’Istituto Superiore di Sanità, iniziato nel dicembre 2021 e coordinato dal Prof. Graziano Onder. Il progetto ha coinvolto la Rete Cardiologica insieme a tre Regioni (Toscana, Puglia e Friuli) e ad altri enti e associazioni per incrementare le conoscenze e uniformare l’approccio al trattamento del Long-COVID a livello nazionale. Ciò attraverso cinque diversi obiettivi:
- valutare le dimensioni del problema Long-COVID;
- censire e valutare i centri nazionali che assistono pazienti con Long-COVID;
- definire buone pratiche cliniche e assistenziali in termini di Long-COVID;
- sviluppare un sistema di sorveglianza nazionale sulla condizione Long-COVID;
- definire una rete nazionale di strutture che si occupano del problema e diffondere i risultati.
Per misurare correttamente il fenomeno, il progetto sta utilizzando i dati sanitari-amministrativi correnti, coinvolgendo le tre Regioni che partecipano al progetto e i medici di Medicina generale. Per valutare i centri nazionali che si occupano di pazienti con Long-COVID, invece, il progetto ha definito un questionario specifico disponibile attraverso una piattaforma online, al quale hanno risposto 124 centri, per la metà circa dal nord e per il 32% strutture universitarie. In più della metà dei centri sono presenti competenze multidisciplinari polispecialistiche (per esempio, lo psicologo è presente in oltre il 52% dei centri). Nella maggior parte (79,2%) delle situazioni i pazienti sono seguiti con visite ambulatoriali, ma un elemento interessante è l’utilizzo della telemedicina in più di un quinto dei casi. Oltre il 30% dei centri ha come coordinatore dell’intervento uno specialista pneumologo, il 28% un infettivologo, il 25% un internista, l’8% un geriatra e solo il 5,6% un cardiologo. L’eterogeneità delle caratteristiche di presa in carico dei pazienti con Long-COVID a livello nazionale, che risulta dalle risposte al questionario, potrebbe essere superata mediante la definizione di standard comuni.
Per definire le buone pratiche cliniche assistenziali, il progetto ha individuato un gruppo di esperti da diverse realtà e specialità, i quali stanno rispondendo a una serie di domande di ricerca su quali pazienti devono essere valutati, chi li deve valutare e che tipo di valutazione va fatta, quali devono essere le differenze tra la valutazione di un anziano e quella di un bambino, come valutare i sintomi principali. I risultati, con il razionale e la definizione di sette buone pratiche, saranno presentati in un webinar promosso dall’Istituto Superiore di Sanità mercoledì 14 dicembre.
Insomma, come si vede dalle energie e dalle attività introdotte, sul Long-COVID c’è ancora molto da studiare e da misurare, ed è importante attivare quanti più progetti su questa condizione per avere tutte le informazioni che ancora sono necessarie.
Riferimenti
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Onder G et al. Rapporto ISS COVID-19 n. 15/2021.
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Healey Q et al. Symptoms and signs of long COVID: A rapid review and meta-analysis. J Glob Health 2022;12:05014.
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DL 25 maggio 2021, n. 73. G.U. n. 123, 25 maggio 2021.
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ISS. Buone pratiche cliniche per la gestione e presa in carico delle persone con Long-CoViD