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IL 2024 DELLA RETE CARDIOLOGICA, NEL SEGNO DELLA RICERCA E DELLA COLLABORAZIONE

INTERVISTA AL PRESIDENTE LORENZO MENICANTI

«Nell’anno appena trascorso, la Rete Cardiologica ha continuato a lavorare, perfino oltre le aspettative, portando avanti diversi programmi di ricerca incentrati su studi multicentrici.  Gli Istituti che vi partecipano hanno così accresciuto la propria consapevolezza del fatto che essere parte di un network fa davvero la differenza rispetto a lavorare da soli. Ciò si è concretizzato, in particolare, in studi di grande interesse, potenzialmente in grado di contribuire a indirizzare anche l’attività di pianificazione sanitaria del Ministero della Salute. E dunque, in linea con la ragion d’essere della Rete così come era stata definita dal Ministero stesso. Tanto più che è appena stata creata una struttura di coordinamento delle Reti tematiche di IRCCS per il consenso informato, che dovrebbe rendere più agili una serie di procedure necessarie alla conduzione degli studi clinici. Insomma, continua il processo di armonizzazione della ricerca scientifica di cui la Rete Cardiologica fa parte.

Ma per il periodo che comincia con il 2024 sono state poste le basi di quello che potrebbe essere un importante balzo in avanti nella ricerca sulla prevenzione cardiovascolare, con un ruolo decisivo della Rete Cardiologica e di tutti gli IRCCS che vi aderiscono.

Alla fine dell’anno, il Ministero della Salute ha infatti destinato un importante finanziamento alla realizzazione di un progetto di prevenzione primaria cardiovascolare sulla popolazione italiana. Si tratta di 20 milioni € suddivisi su quattro anni, in capo agli IRCCS che afferiscono alla Rete. L’aver portato a casa questo finanziamento, soddisfacendo tutti i requisiti richiesti, rappresenta senz’altro un grande risultato per un lavoro di squadra, in sede di ideazione, disegno e progettazione, che ha coinvolto tutti gli IRCCS insieme ad altre realtà.

Studi e screening di prevenzione ve ne sono tanti in Italia, ma poco è stato fatto fino a oggi sul versante degli studi di intervento, per riuscire a misurare l’efficacia effettiva di un intervento di prevenzione. A questo proposito, ricordiamo che stiamo aspettando i risultati dello studio CV-PREVITAL, che dovrebbe chiudersi tra poco; uno studio di intervento, attuato mediante lo strumento digitale della App, randomizzato per capire se l’applicazione di una tecnologia informatica riesca davvero a modificare il profilo di rischio di una popolazione.»

 

Un nuovo, grande studio di prevenzione primaria cardiovascolare

«Il nuovo studio finanziato dal Ministero della Salute per iniziativa del Parlamento va oltre, avendo come obiettivo quello di innovare l’approccio alla prevenzione cardiovascolare primaria nel nostro Paese. Sarà uno studio di popolazione e insieme di intervento, ma diverso da CV-PREVITAL. Uno studio in due fasi su un campione molto ampio di persone sane dai 40 agli 80 anni, per valutare (Fase 1) i benefici derivanti dall’includere nella valutazione globale del rischio cardiovascolare alcuni fattori “modificatori di rischio” genetici (i cosiddetti polygenic risk scores)e di imaging  (TC per la valutazione del calcium score e Ecodoppler per la misura dell’IMT carotideo), e per valutare (Fase 2) l’efficacia nel modificare i fattori di rischio di un intervento di counselling basato su un profilo di rischio che includa i suddetti fattori (intervento che comprende informazioni specifiche e consulenze personalizzate su come condurre uno stile di vita sano).

Lo studio è il primo in cui sono coinvolti praticamente tutti gli IRCCS che afferiscono alla Rete Cardiologica, tranne, ovviamente, gli istituti pediatrici, dal momento che la popolazione presa in considerazione sarà esclusivamente adulta.  Quello di riuscire a ideare, disegnare e organizzare, nonché impostare e articolare il budget, per uno studio così complesso, e riuscire a farlo in gruppo, mettendo d’accordo tutti gli Istituti e le realtà coinvolte, non è stato semplicissimo e questo è il primo importante risultato che abbiamo raggiunto: un modello di coesione e di partecipazione nel miglior “stile” della Rete.

Lo studio si dovrà poi necessariamente aprire anche all’esterno, nel senso che i soggetti saranno arruolati anche al di fuori degli IRCCS, con un modello di tipo “hub and spoke”, dove alcuni IRCCS fungeranno da hub e le altre strutture sanitarie (inclusi gli ospedali non-IRCCS comunque interessati alla prevenzione cardiovascolare) rappresenteranno gli spoke. Il tutto con un’organizzazione trasversale molto complessa, – pensiamo solo alla raccolta dei campioni genetici e delle evidenze di imaging, e anche all’elaborazione dei dati, – che metterà in gioco la Rete Cardiologica nella sua totalità.

Inoltre, e questo è forse altrettanto importante, lo studio si fonda sulla collaborazione di realtà tecnico-scientifiche diverse. Per esempio, ci siamo avvalsi del supporto di Human Technopole, che ha svolto un ruolo estremamente importante nell’elaborazione dello studio e probabilmente collaborerà ancora in futuro.

Complessivamente, si tratterà dunque di un grande lavoro scientifico, che ci auguriamo apporterà nuove conoscenze su tutta la popolazione italiana sana, per così dire da Bolzano a Palermo. Grazie a questo, ma non solo grazie a questo, stiamo dimostrando che il sistema fondato sulla Rete tematica per la Cardiologia funziona davvero, anzi che una Rete efficiente ed efficace è la condizione perché il sistema funzioni. Da questo punto di vista, speriamo che il 2024 (nonostante sia un anno bisestile…) sia un anno di un grosso impulso e importanti risultati.»


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