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Strategie integrate per lo studio dei determinanti della placca aterosclerotica

Si è chiuso con successo il Progetto Placca di Rete Cardiologica, – principal investigator Gualtiero Colombo, Responsabile Unità di Ricerca Immunologia e genomica funzionale del Centro Cardiologico Monzino (in precedenza la Prof. Elena Tremoli, già Direttore scientifico del Monzino), – un importante studio che ha coinvolto dieci IRCCS afferenti alla Rete, con l’obiettivo ambizioso di contribuire a colmare diversi deficit di conoscenza, per migliorare le strategie di prevenzione primaria e secondaria della malattia aterosclerotica e della sua progressione.

Lo studio era articolato in diversi ambiti di ricerca (work package), a partire da studi di fisiopatologia della placca aterosclerotica, soprattutto carotidea per la maggiore disponibilità di campioni, per arrivare ai correlati clinici della placca stessa, in particolare l’infarto miocardico acuto, le sindromi coronariche e gli stroke.

In pratica, il Progetto è andato alla ricerca di determinanti fisiopatologici importanti, dosabili preferibilmente nel sangue, che, a fronte delle necessarie verifiche, possano assumere il ruolo di veri e propri biomarcatori patognomonici, cioè specifici per la malattia aterosclerotica. In questo senso, ha rappresentato un importante contributo scientifico alla comprensione dei meccanismi legati allo sviluppo e all’evoluzione della malattia aterosclerotica.

Il passo successivo consisterà nel verificare se qualcuno di questi marcatori, che sono risultati legati alla genesi della malattia, possa aiutare il medico a predire con maggior accuratezza, in un determinato paziente, il rischio che questi sviluppi un evento avverso cardiovascolare o che la sua patologia evolva. Questi stessi biomarcatori, negli auspici dei ricercatori, potranno integrare le scale di valutazione del rischio attuali, come quelle del Progetto Cuore o del Framingham, aggiungendosi ai fattori di rischio tradizionali, come il fumo di sigaretta, il genere, l’età e così via, che sono comuni a diverse patologie, e rendendo così la valutazione per ogni singolo paziente sempre più specifica e sensibile.

In definitiva, il Progetto, che ha anche prodotto numerose pubblicazioni scientifiche di rilievo internazionale ­– ha consentito per la prima volta a un pull di ricercatori di dieci diversi IRCCS di lavorare insieme in maniera strutturata e di affinare metodologie di collaborazione, ottenendo numeri molto più rilevanti di quelli alla portata dei singoli Centri e ottenendo risultati che non sarebbero stati possibili senza la Rete Cardiologica.


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Redazione contenuti: Next Health