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PROSPETTIVA e-HOSPITAL, PER CAMBIARE L’ESPERIENZA DI CURA

L’e-Hospital è già oggi al centro di esperienze e studi scientifici in tutto il mondo, sotto l’impulso della pandemia da SARS-CoV2, con potenzialità che vanno al di là della semplice prenotazione online di visite ed esami specialistici, del monitoraggio in continuo del ritmo cardiaco (loop recorder). SWi tratta, piuttosto, di un’estensione di quella che oggi è la gestione a distanza dei pazienti in regime di ospedalizzazione domiciliare. Ne ha parlato in una breve intervista il Prof. Maurizio Volterrani, dell’IRCCS San Raffaele Pisana, afferente alla Rete Cardiologica IRCCS.

Studi condotti proprio in epoca COVID-19 hanno dimostrato che un monitoraggio domiciliare proattivo con tele-medicina e tele-monitoraggio è efficace e sicuro anche in persone affette da malattie infettive acute e in isolamento domiciliare. Oltre a consentire una netta diminuzione dei ricoveri, della durata media della degenza ospedaliera e della mortalità e un importante risparmio di risorse (Casariego-Vales E et al, 2021).

Oggi è già possibile non recarsi in ospedale per monitorare l’andamento di alcune malattie cardiache, prescrivere o cambiare la terapia, sottoporsi a un programma di riabilitazione cardiologica dopo un evento acuto. La telemedicina accorcia infatti le distanze, a tutto vantaggio della qualità di vita del paziente: più gestione in sicurezza della malattia al proprio domicilio, meno ricoveri e visite specialistiche, meno costi per il SSN.

Da qualche tempo, – ricorda il Prof. Volterrani, – si sta ragionando su come poter mantenere il paziente sotto controllo anche al di fuori dell’ospedale ‘tradizionale’. Per due motivi. Innanzitutto, perché quanto più il paziente rimane nel proprio ambiente tanto meglio sta, soprattutto il paziente che soffre di malattie croniche (e la qualità di vita è diventata un end point importante tanto quanto la mortalità o il numero delle ospedalizzazioni). In secondo luogo, perché i costi di gestione dei pazienti sono decisamente differenti”.

Fino a poco tempo fa ciò non era possibile, perché la necessità di monitorare il paziente per modificare la terapia e di eseguire indagini diagnostiche richiedeva comunque il ricovero in ospedale. Oggi, almeno in teoria, ciò non sarebbe più necessario, grazie alla sensoristica, alla tecnologia wearable e ad applicazioni basate su smartphone, che permettono di ottenere i segnali biologici del paziente e di inviare i dati, tramite comunicazione remota/wireless, al personale medico e infermieristico che segue il paziente.

La cardiologia, – continua Maurizio Volterrani, – sta lavorando da tempo a perfezionare tecnologie e dispositivi che consentano di monitorare dal proprio domicilio i segnali biologici del paziente e i parametri vitali per metterci in condizione di decidere se il paziente debba consultare il medico, cambiare la terapia, sottoporsi a esami strumentali oppure essere ricoverato. È questo che noi oggi chiamiamo e-Hospital”.

Non solo per gestire il follow-up, ma anche per le sessioni di riabilitazione cardiologica dopo un evento acuto, che possono oggi essere effettuate, in quasi tutte le circostanze o in buona parte di esse, a domicilio, grazie al collegamento in videochat, con un fisioterapista che segue il paziente nel programma di riabilitazione

La tecnologia che rende possibile il telemonitoraggio, – conclude il Prof. Volterrani, – si chiama “Internet of Medical Things” (IoMT), e si riferisce appunto ai dispositivi medici collegati a una struttura o a un operatore sanitario tramite Internet. Il grande vantaggio è che il medico può far riferimento a dati clinici e biometrici in tempo reale nelle varie situazioni cliniche”.

Per concretizzare queste prospettive, che senza dubbio rivoluzionerebbero l’esperienza di cura e la gestione del paziente, – con indubbi vantaggi non solo sulla qualità di vita, ma anche sulla spesa sanitaria, – un requisito basilare è costituito dalla definizione e dalla effettiva implementazione di una piattaforma tecnologica per la gestione, raccolta, condivisione e analisi di dati clinici e scientifici che, per la loro quantità e per il numero elevato di persone da cui sono ricavati, assumono la dimensione di Big Data.  In questo percorso la Rete Cardiologica è già oggi protagonista.