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INTELLIGENZA ARTIFICIALE: LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

 

Il Parlamento Europeo ha da poco dato il via libera al A.I. Act, la prima regolamentazione al mondo sull’intelligenza artificiale. Sarà basata sul rischio per la sicurezza delle persone, come per il social scoring (classificazione delle persone in base al loro comportamento sociale o alle loro caratteristiche personali).

Importanti elementi di riflessione restano aperti sotto il profilo medico-scientifico. Il 30 novembre dello scorso anno, OpenAI ha rilasciato la prima versione gratuita di ChatGPT. Non erano passati tre giorni, che già molti medici negli USA utilizzavano il chatbot basato sull’intelligenza artificiale, anche solo per capire come funziona. Oggi, poco più di sei mesi dopo, vi sono medici che si fanno aiutare dalla I.A. generativa per elaborare un approccio empatico ai propri pazienti con prognosi infausta. Una competenza che, paradossalmente, la I.A. sembra possedere più di loro.  

Ma, al di là di riflessioni di natura etica o deontologica, un importante aspetto da affrontare è quello della validazione scientifica delle applicazioni I.A.: qual è il “giusto” standard di evidenza per la validazione? Qual è il ragionevole bilanciamento tra innovazione, sicurezza ed efficacia? Per provare a rispondere occorre un itinerario di validazione clinica rigoroso o pragmatico. Una riflessione dalla Lettura Magistrale del Prof. Gianfranco Gensini al I°Annual Meeting della Rete Cardiologica

 

Sul sito del C.I.N.I. (Consorzio Inter universitario nazionale per l’informatica) si legge:

L’Intelligenza artificiale, nella sua accezione moderna e multi-disciplinare, viene ormai considerata la tecnologia più strategica e dirompente del nostro XXI secolo. Parafrasando le recenti dichiarazioni europee, possiamo definire oggi l’A.I. (Artificial Intelligence) come la teoria e lo sviluppo di sistemi informatici in grado di svolgere compiti che normalmente richiedono l’intelligenza umana, come la percezione visiva, il riconoscimento vocale, i processi decisionali e la traduzione tra le lingue”.  Ugualmente nella recente dichiarazione europea ‘A.I. for Europe’, l’A.I., paragonata per forza strategica all’elettricità del XIX secolo, si riferisce ai sistemi che mostrano un ‘comportamento intelligente’, analizzando l’ambiente e prendendo decisioni con un certo grado di autonomia”.

Dal punto di vista della Medicina, l’Intelligenza Artificiale può essere considerata alla stessa stregua degli altri strumenti della medicina, come i farmaci o i medical device? La risposta è affermativa, ma con qualche cautela. Innanzitutto come per i farmaci abbiamo bisogno di dimostrazioni di efficacia. L’entusiasmo che segue il disegno di un algoritmo  tende a far trascurare ciò che invece, per una nuova molecola o un nuovo device, sappiamo essere rigorosamente necessario: la validazione scientifica, l’evidenza di efficacia.

Ma occorre un Itinerario di validazione clinica rigoroso o pragmatico. Nelle applicazioni A.I., qual è il “giusto” standard di evidenza per la validazione? Qual è il ragionevole bilanciamento tra innovazione, sicurezza ed efficacia?

  • Se un’applicazione A.I. influenza direttamente un outcome clinico “hard”, dovrebbe essere necessario uno standard di prova rigoroso, come avviene per un farmaco;
  • La validazione di accuratezza delle applicazioni A.I. di imaging con gli attuali standard di qualità per l’imaging tradizionale è probabilmente sufficiente per l’uso clinico;
  • Poiché le applicazioni I.A. si spostano verso la previsione, la diagnosi e il trattamento, lo standard per la validazione in questi casi dovrebbe essere significativamente più alto.

 

 

Infine, ecco l’itinerario pragmatico che la FDA indica per la validazione clinica dell’A.I. come medical device.

 

 

 

 


Rete Cardiologica IRCCS

Redazione contenuti: Next Health