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PREVENZIONE PRIMORDIALE: GLI EFFETTI DEL FUMO DI SIGARETTA

Mantenere basso il profilo di rischio individuale nel corso della vita, attraverso l’adozione precoce e il mantenimento nel tempo di un sano stile di vita, significa ridurre la mortalità totale e specifica in età avanzata, la prevalenza delle patologie cardiovascolari, aumentare l’aspettativa di vita e migliorare la qualità di vita anche in età avanzata.

Un obiettivo che può essere raggiunto in modo più efficace non limitandosi a ridurre i fattori di rischio già esistenti (prevenzione primaria), ma prim’ancora prevenendone lo sviluppo. Una strategia nota come prevenzione primordiale.

Tra le abitudini errate evitabili, il fumo riveste particolare importanza ai fini della prevenzione primordiale, perché è notoriamente una delle principali cause di mortalità. E il fumo di sigaretta è un fattore di rischio maggiore per le patologie cardiovascolari, incluso lo stroke.1

Dati recenti sulla popolazione statunitense riportano una prevalenza del fumo pari al 34% negli studenti delle scuole superiori e 11% nelle medie inferiori.2 In Italia, dati del CNR relativi al fumo nell’ultimo anno, dimostrano una prevalenza nella popolazione scolastica che si attesta al 40,8%, ovvero quasi 1 milione e 100 mila studenti, con i soggetti di sesso femminile generalmente in quote più alte.3

Il rischio cardiovascolare legato al fumo, e i meccanismi attraverso cui il fumo genera questo rischio, sono stati analizzati da un report del Centers for Disease Control and Prevention (CDC)4.

Il rischio relativo per patologia coronarica (figura 1) raggiunge un valore di 6.0 tra i 40 ed i 44 anni, per poi declinare, producendo però un eccesso di mortalità che progredisce nel tempo, arrivando al picco dopo gli ottanta anni. E fino ai sessanta anni, la patologia coronarica nei fumatori genera un eccesso di mortalità superiore rispetto al tumore polmonare (figura 2).

Non basta: il rischio relativo di stroke nei fumatori è 1.5, mentre altri fenomeni cardiovascolari significativamente associati col fumo sono l’arteriopatia periferica e gli aneurismi aortici.4

 

Effetti della cessazione del fumo

La cessazione del fumo determina una  diminuzione documentata del rischio cardiovascolare: un report del CDC ha evidenziato come la cessazione del fumo generi una diminuzione del rischio cardiovascolare. In particolare, la cessazione del fumo riduce infiammazione e ipercoagulabilità, determinando un diminuito rischio di coronaropatia e stroke.

 


Figura 1. Rischio relativo per patologia coronarica.

Figura 2. Dati di mortalità.

 

 

 

 

 

 

 


RIFERIMENTI
  1. Dolk H, Loane M, Garne E; European Surveillance of Congenital Anomalies (EUROCAT) Working Group. Congenital heart defects in Europe: preva¬lence and perinatal mortality, 2000 to 2005. Circulation. 2011;123:841- 849.
  2. US Department of Agriculture and US Department of Health and Human Services. Dietary Guidelines for Americans, 2020-2025. 9th ed. 2015. Ac¬cessed April 2, 2022. https://www.dietaryguidelines.gov/
  3. https://www.cnr.it/it/comunicato-stampa/9023/adolescenti-in-fumo
  4. US Department of Health and Human Services, Centers for Disease Control and Prevention, National Center for Chronic Disease Prevention and Health Promotion and Office on Smoking and Health. How Tobacco Smoke Causes Disease: The Biology and Behavioral Basis for Smoking-Attributable Disease: a Report of the Surgeon General. Centers for Disease Control and Preven¬tion; 2010.

Rete Cardiologica IRCCS

Redazione contenuti: Next Health